“&” (Ampersand), Parte Quattro, è il nuovo album dei Bastille, l’ultimo capitolo di una serie iniziata da Dan Smith, il frontman della band, nel 2024.
Il titolo – di fatto un simbolo grafico – è il filo conduttore della raccolta che unisce ancora una volta sfera intima, narrativa, mito, cultura pop. I brani sono (quasi) tutti un rapporto tra due termini, due persone, racconti che si snodano tra personaggi che provengono dal mondo storico-letterario, mitologico-religioso, e dalla cultura pop.
“Bonnie & Clyde” apre l’EP ed è la rivisitazione in chiave moderna della coppia di fuorilegge più famosa di sempre. A cantare è Bonnie che, parlando di come l’opinione pubblica ha scritto di sé e del suo compagno di crimini, racconta: Ci hanno capito bene, ci hanno capito male/Una vita da criminali, morire giovani/Ma è così che ci si sente a sentirsi a casa al tuo fianco.
“Bathsheba & Him” è invece una rielaborazione del racconto biblico della coniuge Davide e madre di Salomone.
La donna, dapprima sposata con Uria l’Ittita, guerriero a servizio di Davide, fu desiderata dal re degli Ebrei, che mandò a morire in battaglia il marito per possederla, e poi sposarla, solo dopo una punizione divina per l’adulterio compiuto. I Bastille riscrivono questa vicenda attualizzandola e universalizzandola, ponendo cioè l’accento sulla forza del potere maschile che con un cenno può disporre dei corpi e della vita delle persone.
“My Head & The Glass” è invece un brano più introspettivo, così come “Bored & Overboard (Pandora’s box)”, un ritratto duro di se stessi, fatto dall’interno e dagli altri: Once a good friend said, looking in my eyes/ He wouldn’t wish my life on his newborn child canta Smith.
Da qui, gli ultimi quattro brani della raccolta sono registrazioni Live presso la Turner Contemporary Gallery di Margate.
“Anche se è un album che parla di altre persone, per me resta comunque molto personale,” ha detto Smith alla rivista Clash. “È come un’istantanea reale di un periodo della mia vita, e l’idea dietro l’intero progetto era fare qualcosa che unisse sia ciò che amo — ovvero scrivere — e l’isolamento che ne deriva, ma anche l’immaginazione, il processo di ricerca… e poi mettere tutto da parte per abbracciare davvero la parte collaborativa del processo.”
Emma Traversi
