Le immagini sono di qualche giorno fa, e ritraggono gli operatori del comune di Roma mentre staccano e raccolgono i lucchetti appesi alle catene di Ponte Sisto, quello che collega Trastevere a via Giulia.
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Una misura necessaria per l’ordine pubblico, anche se spezza un po’ i desideri di amore eterno di coloro che hanno deciso di agganciare il simbolico oggetto.
Ma da dove e quando è nata l’idea di attaccare lucchetti in giro per i luoghi pubblici delle città?
È una tradizione più curiosa e longeva del previsto:
La storia dei lucchetti dell’amore risale a più di 100 anni fai, ai tempi della Prima Guerra mondiale. In Serbia, nella città termale di Vrnjačka Banja, una maestra di nome Nada si innamorò di un ufficiale, Relja. Dopo essersi giurati amore l’uno l’altra, Relja andò in guerra in Grecia, dove tradì Nada con un’altra donna, rompendo il fidanzamento con la ragazza che aveva lasciato in patria.
Nada non si riprese mai dalla fine della sua storia d’amore e, dopo qualche tempo, morì di crepacuore.
Spaventate da quel triste epilogo, le altre ragazze di Vrnjačka Banja, per proteggere i loro amori lontani, iniziarono a scrivere i loro nomi e quelli dell’amato su lucchetti da attaccare alle ringhiere del ponte su cui Nada e Relia si incontravano, il Most Ljubavi, il Ponte dell’amore.
Da qui, un po’ in tutto il mondo le coppie innamorate lasciano un segno – che sperano eterno – del loro passaggio.
Nella Capitale, il punto più celebre in cui lasciarli è Ponte Milvio, a Roma nord, a partire dal celebre libro del 2006, Ho voglia di te, di Federico Moccia, dal quale è stato tratto l’ancor più celebre Tre metri sopra il cielo, film che ha fatto sognare un’intera generazione. E seminare lucchetti ovunque, ovviamente.
