Sabato sera al Burning man, in Nevada, è morto un uomo, che sarebbe stato ucciso. È il terzo anno di fila che qualcuno perde la vita durante il festival, anche se è la prima volta che questo avviene in maniera presumibilmente violenta. La macabra scoperta ha allertato le autorità che riferiscono di aver interrogato già delle persone. La vittima è un uomo sulla trentina che non è ancora stato identificato. L’ufficio dello sceriffo della contea di Pershing ha diffuso un comunicato nel quale sono specificati i suoi tratti somatici: alto 1 metro e 80, con capelli corti castani e barba.
Il sospetto omicidio è avvenuto nella sera più emblematica del festival, quella che ne giustifica il nome: un’enorme statua di legno a forma di uomo viene bruciata al centro della location. Da qui, Burning man.
Il deserto del Black Rock del Nevada ospita la manifestazione musicale dal 1990, spostata lì per la particolarità naturale del luogo: sperduto, servaggio, adattissimo per trascorrere alcuni giorni solo di divertimento, lontano dalla frenesia degli spazi urbanizzati.
È nato come evento di espressione della controcultura statunitense, negli anni ’80, un esperimento di vita comunitaria basato su alcune regole di convivenza basilari e grande responsabilità civica. I partecipanti accedevano dei falò sparpagliati e per alcuni giorni vivevano fuori dall’ordinario.
Anche se il Burning man ha oggi cambiato un po’ volto, diventando un festival glamour a cui partecipano non più solo appassionati musicali, ma celebrità ed esponenti delle classi sociali più abbienti in uno sfoggio di abiti modaioli cuciti per l’occasione.
Chi va al Burning man, sebbene nella vita di tutti i giorni sia tutt’altro, si sente un po’ bandito, un po’ fuori dagli schemi. Resta però una regola: niente fotografie e video, che possono essere scattate e girati solo dopo l’autorizzazione del comitato organizzatore.
In questo clima così particolare, basato ancora sulla convivenza pacifica di circa 70.000 persone ogni anno, una morte di questo tipo non può che lasciare sconvolti, specialmente per la sua violenza.
Emma Traversi
