Da molti è stata definita un pugno allo stomaco per le emozioni che provoca, il governo britannico ha addirittura promosso la sua proiezione nelle scuole, cogliendone l’aspetto pedagogico.
Nel report pubblicato di recente da Netflix, che ha firmato la miniserie, Adolescence è la più vista del sito streaming di questi primi sei mesi del 2025 (https://about.netflix.com/en/news/what-we-watched-the-first-half-of-2025)
Mette in scena il dramma di un tredicenne, Jamie, e quindi della sua famiglia, accusato, e poi ritenuto responsabile, dell’uccisione di una coetanea. È ambientato Inghilterra e i 4 episodi rappresentano, da vari punti di vista, il modo con cui il protagonista e l’intera comunità di una cittadina britannica cercano di affrontare l’accaduto, e soprattutto, il dopo. Dall’irruzione della polizia in casa del neo-adolescente, alla rielaborazione che egli deve affrontare dal punto di vista psicologico, alla difficile accettazione di avere un figlio assassino, un figlio piccolo assassino, quando non si sospetta nulla sulla sua condotta.
Dallo sfondo pian piano affiora con prepotenza quando sia complicata oggi l’adolescenza, tra inciampi online, e insicurezze reali. Complicato è anche essere genitori, e in discussione la capacità di capire i figli, di essere insegnanti ed educare i ragazzi, di essere poliziotti ma anche padri, e di essere amici, sapendo come volere bene a qualcuno.
Adolescence racconta di una comunità posta di fronte a un sintomo – l’uccisione iniziale della ragazzina da parte di Jamie, il protagonista. Ma un sintomo è solo la punta dell’iceberg che è tutto il resto, e il resto è complicato, e doloroso. Sono sconosciute, per le generazioni più grandi, tutte quelle dinamiche online (che pur fanno leva su quei rapporti sociali, fin troppo sistemici, basati sulla supremazia) che portano un tredicenne a diventare un misogino in grado di ammazzare una coetanea che non ricambia i suoi sentimenti. Sono sconosciute e perciò sconvolgenti, incredibili, aprono al mondo segreto degli smartphone colmi di violenza dei ragazzi che, tornati da scuola, abitano ancora in camerette piene di pupazzi.
Adolescence è stata l’unica serie capace di superare cento milioni di spettatori in sei mesi e primeggiare anche su Squid Game, che pure aveva quasi il doppio delle puntate, e ha in ogni caso ha raggiunto quota 117 milioni.
È candidata a 13 Emmy, e Owen Cooper, che ha interpretato il protagonista Jamie, è in corsa come miglior attore, a soli 15 anni.
Adolescence è un successo per produttori, attori e distributori, ma anche una storia che può consapevolizzare, un racconto crudo di una realtà di cui forse molti non sapevano, anche se a portata di mano.
Emma Traversi
