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Esplosione distributore a Roma. La situazione è sotto controllo, ma l’aria?

Il Presidente di Legambiente Lazio Andrea Scacchi

Un boato fortissimo ha sconvolto tutta la Capitale, con segnalazioni giunte da diversi Municipi. La deflagrazione di un distributore di GPL in zona Prenestina, avvenuta questa mattina, ha provocato 36 feriti tra civili e Forze dell’ordine. Alcuni di loro versano in gravi condizioni. Nei paraggi si trovava un centro estivo, fortunatamente evacuato in tempo.

 

L’esplosione ha originato  una colonna di fumo che si è sollevata nell’aria. L’onda d’urto ha colpito le abitazioni più vicine, danneggiando diverse finestre e sbalzando a terra alcune persone.

 

A fare le spese dell’incidente è anche la qualità dell’aria, che è attualmente oggetto di analisi da parte dell’ARPA Lazio. 

 

Ma a quali sostanze dobbiamo fare attenzione?

 

In diretta su Radio Globo è intervenuto il Presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, che ha sottolineato come «una deflagrazione di questo tipo impatti sicuramente sulla qualità dell’aria a causa del materiale bruciato, ossia GPL, gas da petrolio liquido. Gli idrocarburi fossili, se incendiati, generano enormi quantità di anidride carbonica e monossido di carbonio, entrambi tossici per la respirazione.»

 

Particolare preoccupazione destano le condizioni atmosferiche al momento dell’incidente. Il caldo intenso di questi giorni peggiora la situazione, e, come ha spiegato Scacchi, «non tira nemmeno un filo di vento».

 

Il Presidente di Legambiente ha poi consigliato ai residenti di «tenere chiuse le finestre, per quanto possibile, perché è davvero l’unica misura che si può adottare, e di non esporre il cibo all’aria. L’esplosione è stata così potente, la colonna di fumo così alta, e l’aria così ferma che, purtroppo, questi saranno giorni difficili per il quadrante est della città».

 

L’esperto stima che, con il calo delle temperature previsto nei prossimi giorni, la situazione dovrebbe migliorare. Nel frattempo, è fondamentale adottare tutte le precauzioni per non esporsi troppo, soprattutto nella zona maggiormente colpita.

 

«Se l’esplosione fosse avvenuta 15 giorni fa, all’inizio di questa ondata di caldo, la situazione sarebbe stata davvero complicata» ha concluso Roberto Scacchi.

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