La mostra dell’artista romano Antonio Donghi, intitolata la Magia del Silenzio, fino al 20 Ottobre 2024 a Palazzo Merulana a Roma sorprende con le sue opere uniche e intriganti.
L’artista, divenuto celebre nel ventesimo secolo ha dato vita a dei veri e propri capolavori che si distinguono per luminosità e contrasti cromatici.
La prima opera che colpisce è il Giocoliere che vede un uomo bilanciare un cappello sul sigaro.
È un’opera iconica dove l’uomo appare, come molti soggetti di Donghi, luminoso, limpido e attento a non far cadere il cappello mentre mantiene una certa postura, fiero nel mostrare la sua arte con stile.
Colpisce la varietà dei colori, i pantaloni viola, la pelle bianca e brillante e la solennità del protagonista che è immerso nel suo ruolo, tanto da non degnare l’osservatore di uno sguardo.
Il titolo dell’opera, Il giocoliere, è emblematico dello stile della mostra.
Il ruolo che l’individuo ha nella società diventa la sua formale identità.
In questo caso l’uomo non ha un nome. Anche altre opere sono prive di nomi.
L’identità individuale passa in secondo piano, è il ruolo che si ha nella famiglia, nella società, che prende il sopravvento.
Anche l’opera Ritratto di madre e figlia, è un ritratto che ha un contrasto meraviglioso. La madre ha le labbra serrate, con gli occhi privi di curiosità che guardano in maniera formale e il braccio attentamente posato attorno alle spalle della figlia, simboleggiando il ruolo di protettrice della famiglia.
La bambina invece ha gli occhi sgranati, le labbra sciolte in un’espressione di sorpresa mentre guarda l’osservatore con umana curiosità.
Questo contrasto, tra la madre e la figlia che sono così diverse, eppure così vicine, ci fa vedere come, nella società dell’epoca, le madri avessero un ruolo preciso, quello di protettrici dei figli che implicava una chiusura verso l’esterno, un’austerità emotiva che non permetteva alla curiosità di emergere sul volto.
Questo ruolo di rigida roccia della famiglia necessitava della postura e dell’espressione seria della madre, che come il giocoliere è immersa nel suo ruolo, con le labbra serrate, simbolo del silenzio magico delle opere di Donghi, che incarnano la solennità e la serietà di un’epoca in cui la parte da interpretare nella società era tutto.
Un’identità, che sia quella di madre o di giocoliere, da vivere con silenziosa fermezza e dedizione.
Anche a costo della propria voce.
Un’altra opera fondamentale della mostra è la Gita in barca.
In questo quadro ci sono due donne che siedono su una barca con un uomo che imbraccia il remo.
Le due non degnano l’uomo della minima attenzione ma guardano verso l’osservatore, verso di noi, con le labbra sempre serrate, simbolo di quel silenzio che da carattere alla mostra e che comunica così tanto.
Le donne non parlano ma entrambe guardano verso l’esterno, verso lo sconosciuto, l’ignoto, fuori dal quadro, con condivisa curiosità, mentre l’uomo che è davanti a loro sembra invisibile.
Il silenzioso desiderio di due giovani donne che resta un segreto prezioso tra loro e noi che le guardiamo mentre l’uomo non si accorge di niente.
La curiosità delle donne, manifestata dal loro magico silenzio e gli occhi che guardano al di fuori della tela, caratterizzano il capolavoro di questa mostra sublime.
Andate a visitare la mostra la Magia del Silenzio di Antonio Donghi al Palazzo Merulana a Roma fino al 20 Ottobre 2024.
Roma, 04/06/2024
Ludovico Crisanti Cucchiella
Autore
Daniela Benvenuti
Direttore Musicale